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  • Immagine del redattoreMartina Ailén García

Discriminazione razziale e multiculturalismo

Abbiamo già compreso e analizzato nell’articolo Intersezionalità: un incrocio tra genere e discriminazioni, il significato che si attribuisce alle oppressioni multiple, quando e quanto spesso, purtroppo, queste avvengono. Ora, invece, concentriamoci su un tipo in particolare: la discriminazione razziale, e proviamo ad allargare il concetto.


A malincuore, dobbiamo riconoscere che oggigiorno questa credenza è ancora fortemente sentita da moltə di noi. Ma la domanda principale è: perché? Cosa ci fa sentire superiori o, addirittura, in diritto di giudicare qualcunə in base alla propria provenienza? È questo, davvero, qualcosa che può 'marchiare' le persone?


Per basarci su esempi concreti della vita quotidiana, potremmo pensare agli annunci di affitto, di lavoro o, addirittura, di studio dove si fanno chiari riferimenti rispetto alla provenienza, alla cittadinanza, al colore della pelle, alla professione ma anche alla religione dellə inquilinə, per dirne alcune.


Come sostiene l’attivista Kimberlé Crenshaw, spiegandolo in un suo Ted Talk sull’intersezionalità, per poter risolvere un problema, bisogna innanzitutto dargli un nome. Per questo motivo, di seguito, propongo l’elenco di alcuni sostantivi che descrivono questi comportamenti illegali e discriminatori in cui si applicano, in maniera esplicita, delle disparità di trattamento: xenofobia, la paura dellə stranierə; islamofobia, il rigetto di chi professa la religione musulmana; antisemitismo, il rigetto della religione ebraica; antiziganismo, la paura di Rom e Sinti.


Va sottolineato, oltretutto, il termine mixofobia che sta a indicare il timore per una qualsiasi unione con persone di diverse credenze (ad esempio religione, cultura) o appartenenti a un diverso gruppo (ad esempio sociale, etnico). Queste situazioni possono tradursi non solo in discriminazione razziale, ma etnico-razziale o etnico-religiosa.


Inoltre, bisogna ravvisare che questo sentimento di rifiuto e di paura nasce perlopiù dalla nostra immaginazione, dal sentito dire, dai pregiudizi socioculturali condivisi dalla nostra comitiva e che, in modo involontario o intenzionale, influenzano le nostre credenze e convinzioni.


Rappresentazione del pregiudizio (negativo) collettivo, che pesa sulle nostre opinioni e scelte.


Tuttavia, andrebbe compreso che la conoscenza dell’altrə può aiutarci a superare l’ignoranza, gli stereotipi e i pregiudizi – definiti anche bias cognitivi – verso modi di vivere e di pensare diversi dai nostri.

Quindi, più che parlare di superiorità e inferiorità, dovremmo riflettere su noi stessə, sui nostri atteggiamenti nei confronti dellə stranierə e sulle nostre paure, che altro non sono se non automatismi e barriere mentali. Infatti, queste ultime sono la forma più concreta – seppur talvolta immaginaria – della fase iniziale delle discriminazioni vere e proprie.

Idealmente, andrebbe rivista proprio questa “crepa umana”, poiché la diversità dovrebbe essere tradotta come una ricchezza della nostra società e come nuove possibilità di conoscere altri mondi, attraverso gli occhi e le esperienze di chi arriva da un posto differente dalla nostra comfort zone.


Rappresentazione allegorica dell’apertura mentale e della visione multiculturale.


Dunque, il multiculturalismo e l’interculturalità, l’apertura mentale, l’inclusione, così come l’integrazione e l’accoglienza del nuovo e del diverso – non sono solo parole, anzi (!) –, sono le risposte ai blocchi mentali che ci offuscano la visione di orizzonti ben più lontani rispetto alla porta di casa.


Martina Ailén García



Fonti:

K. Crenshaw, Ted Ideas worth spreading, 2016 : online al link https://www.ted.com/talks/kimberle_crenshaw_the_urgency_of_intersectionality


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