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Raccontare l’invisibile: storie, identità e politiche delle bisessualità


Il termine “bisessualità” venne utilizzato per la prima volta nella storia in botanica e in zoologia per descrivere le specie viventi con più organi sessuali. Tra il XIX secolo e il XX secolo, sessuologɜ e psicanalistɜ ripresero tale termine per teorizzare un’ipotetica origine sessuale indifferenziata degli esseri umani, intesa come uno stadio primordiale da cui l’essere umano doveva evolversi verso uno sviluppo “completo” eterosessuale o “interrotto” omosessuale. Secondo questa impostazione, la persistenza della bisessualità in età adulta implicava un processo di maturazione psicosessuale incompleto, che relegava il soggetto ad una fase immatura e instabile. 


Con i movimenti degli anni ’70, il termine “bisessualità” iniziò ad essere utilizzato per indicare l’orientamento di chi prova attrazione sessuale verso entrambi i sessi. Questa definizione binaria venne poi superata con lo sviluppo del femminismo post-strutturalista, che mise in discussione le norme legate al genere, così influenzando anche la politica bisessuale. Dagli anni ’90, infatti, quest’ultima iniziò ad assumere una connotazione anti-binaria, rivendicando la possibilità di esprimere desideri sessuali e romantici verso persone dello stesso genere o di generi diversi dal proprio. Dal 2010, il termine ombrello “bi+” è l’ultimo neologismo adottato per riferirsi a tutti gli orientamenti non esclusivi attratti (o non attratti) da più di un genere, tra cui la pansessualità e gli orientamenti asessuali o aromantici.


Il monosessismo e la delegittimazione degli orientamenti bi+


Da sempre invisibilizzati a causa della delegittimazione da parte della cultura dominante, gli orientamenti bi+ sono soggetti ad un insieme di norme – dette monosessuali – facenti capo al monosessismo. Tale forma di oppressione deriva dalla discriminazione attuata sulla base di norme sociali che, attraverso credenze, strutture e azioni, discriminano le bisessualità per la loro mancata conformità alle regole del binarismo di genere. 


Come emerge dagli studi in ambito psicologico e sociologico di D. Kahneman e C. L. Ridgeway, gli esseri umani tendono a percepire tantissimi elementi attraverso una visione binaria. La mente umana è predisposta a semplificare la complessità del mondo, riducendo l’incertezza e processando le informazioni nel modo più efficiente e rapido possibile. A ciò si somma l’esigenza – da parte della società – di mantenere ordine e coesione sociale attraverso norme e ruoli definiti. L’interesse nel mantenere il regime binario come unica configurazione di genere possibile, infatti, è legato al mantenimento dello status quo, così come delle gerarchie sociali e delle strutture di potere esistenti.



La bi-cancellazione: l’invisibilizzazione delle bisessualità


Gli unici due orientamenti sessuali concepiti dal monosessismo – immaginabili come due estremi opposti – sono l’eterosessualità e l’omosessualità.


Nel suo articolo The epistemic contract of bisexual erasure, l’esperto di Anti-discrimination Law Kenji Yoshino sottolinea come, oltre ad esercitare la bifobia derivante dal monosessismo, le monosessualità eterosessuali e omosessuali tendono a investire energie, anche in modo inconsapevole, nella “bi-cancellazione”. Identificabile come una delle principali manifestazioni della bifobia, la bi-erasure mette in dubbio o nega completamente la legittimità e/o l’esistenza delle bisessualità e delle persone bisessuali stesse. Attraverso quest’ultima, infatti, il sistema si assicura che l'attrazione verso un solo genere rimanga l'unica sessualità concepibile.


Secondo Yoshino, la bi-cancellazione rende possibile consolidare gli orientamenti eterosessuali e omosessuali come uniche opzioni, ostracizzando le attrazioni verso più generi. Tutto ciò avvantaggia il monosessismo: nessun orientamento monosessuale viene percepito come in possesso di alcune caratteristiche attribuibili al suo estremo opposto (eterosessualità opposta a omosessualità e viceversa), rimanendo così immutato, “puro” ed in reciproca antitesi con l’altro. Qui, l’obiettivo del binarismo forzato è quello di rendere i confini netti e impermeabili: una condizione che viene minacciata dalla presenza – nella storia dell’esistenza umana – delle persone bisessuali che il sistema deve rimuovere per poter funzionare, pena lo stravolgimento del sistema stesso, che sarebbe costretto a modificare il suo assetto.



In The epistemic contract of bisexual erasure si evidenziano, inoltre, tre livelli attraverso cui le bisessualità vengono cancellate: come categoria, negandone l’esistenza; ammettendone l’esistenza, ma creando dei requisiti contraddittori per essere bisessuali; stigmatizzando le persone che, nonostante i meccanismi di bi-cancellazione, insistono a dichiararsi bisessuali. Da qui si può affermare come i miti delegittimanti delle bisessualità siano alimentati sia culturalmente sia socialmente dalla bifobia che permane nel tessuto sociale, così come dall’individuale interiorizzazione della bifobia stessa.


La bi-cancellazione deriva anche dal mancato riconoscimento delle bisessualità stesse, che spesso vengono accomunate all’uno o all’altro estremo. Storicamente la bisessualità è stata spesso considerata come ”omosessualità parziale”, in quanto parte di un processo di accettazione progressiva per gay/lesbiche che “passavano” dall’eterosessualità alla bisessualità, fino alla completa accettazione omosessuale. Altrimenti, veniva vista come “eterosessualità parziale” che, di conseguenza, poteva ancora beneficiare dei (presunti) privilegi ad essa associati: il fenomeno dello straight passing privilege ne è un esempio.


Anything That Moves


La rivendicazione delle identità bisessuali più radicali all’inizio degli anni ‘90 ha seguito le coordinate dettate dal The Bisexual Manifesto, pubblicato negli USA, che denuncia il monosessismo come dettame oppressivo e celebra con orgoglio la fluidità. Il manifesto venne pubblicato su una rivista di attivismo bisessuale chiamata Anything That Moves del Bay Area Bisexual Network, (un gruppo di social e networking di persone bisessuali nella Bay Area di San Francisco) che si appropriò di un’accezione dispregiativa spesso attribuita alla bisessualità (“basta che respiri”) per trasformarla in una chiamata all’azione: ”Tutto ciò che muove, che scuote, agisce e progredisce.”


Questa radicalità non fu l’unica faccia del movimento bisessuale: alcune aree più assimilazioniste furono più interessate ad essere accettate nel movimento gay/lesbico statunitense invece di portare avanti le proprie istanze, come se la bifobia fosse solo omofobia e come se il portato politico bisessuale non differisse da quello omosessuale. Tuttavia, come affermato anche nel Primo Manifesto Bisessuale di Bisex Italy del 2001 sui diritti delle persone bisessuali: “Il bisessuale ha diritto di non vedere fraintesa o assimilata impropriamente la propria situazione né con quella dell’omosessuale né con quella dell’eterosessuale”. 


La bisessualità ha bisogno di organizzarsi e di produrre i propri contenuti, il che non significa dimenticare il resto della comunità, quanto non dimenticare le proprie rivendicazioni. Peraltro, dato il potenziale formativo e trasformativo delle politiche bisessuali e non monosessuali, dare spazio alle lotte del movimento bisessuale sarebbe anche nell’interesse della comunità LGBTQIA+ tutta e del movimento transfemminista. Liberarsi dalle catene del binarismo omo-etero entro cui vengono concepite le bisessualità è uno dei molti obiettivi politici del movimento bisessuale ed un passo verso la decostruzione della bifobia e l’abolizione del sistema eterocispatriarcale monosessista.


Linda Bartolozzi

Editing di Erica Ruggieri


Fonti:


Aurelio Castro, Politiche delle bisessualità, Oltre la visibilità delle persone bisessuali, pansessuali e queer (Edizioni ETS, 2023)


Daniel Kahneman, Thinking, Fast and Slow (Farrar, Straus and Giroux, 2011)


Cecilia L. Ridgeway, Framed by Gender: How Gender Inequality Persists in the Modern (Oxford University Press, 2011)


Judith Butler, Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, Routledge

World (Oxford University Press, 1990)


Kenji Yoshino, The epistemic contract of bisexual erasure (Stanford Law Review, 2000) in 

Anything that moves (1990): https://bimanifesto.carrd.com/#manifesto


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