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  • Immagine del redattoreAlice Astrella

Elogio del Malessere: al Mast di Rho l’evento per Cur-Arti

“Due emozioni dominano le persone che si trovano ad affrontare un serio disagio psicologico o una vera e propria malattia mentale: un profondo senso di colpa e la dolorosa sensazione di non poter essere compresi. Il senso di colpa perché nella nostra cultura è radicata l’idea che i disturbi della mente siano, quando non immaginari, in qualche modo meritati, espressione di mancanza di volontà, di irresponsabilità, di irrimediabili difetti del carattere. La sensazione di non poter essere compresi perché la vergogna non ci permette di parlare di disturbi che appaiono invisibili a chi ci guarda da fuori. Chiedere aiuto è particolarmente difficile date queste premesse. Ma sembra che le cose stiano cambiando”, scrivono Gianrico e Giorgia Carofiglio nel loro romanzo L’Ora del caffè. Manuale di conversazione per generazioni incompatibili. E proprio da questa riflessione prende il nome l’evento Elogio del malessere, che si è svolto sabato 7 ottobre al Mast di Rho (Milano) in occasione della Rassegna Cur-Arti dedicata alla Salute mentale organizzata dall’Associazione di promozione sociale Caminante APS, Il Comune di Rho e La Fucina Cooperativa Sociale.


Sul palco, insieme alle founder di Malegaleco Federica Russo, moderatrice dell’evento, e Federica Biffi, che ha introdotto il tema, c’erano Erika Marullo, Psicologa e Psicoterapeuta specializzata nell’Età Evolutiva, Stefano Verza, Psicologo Clinico e dell’Età Evolutiva, Specializzando in Psicoterapia Integrata, e Raffaele Simone, Psicologo Clinico, Sessuologo, Psicologo dello Sport e Specializzando Psicoterapeuta.


Partiamo da alcuni dati: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel World Mental Health Report: transforming mental health for all del 2022 mostra che nel mondo una persona su otto convive con un disturbo mentale e mette in luce come sia necessario un cambiamento su tutti i fronti, dall’accessibilità dei servizi alla sensibilizzazione sull’importanza di chiedere aiuto. Partendo da queste informazioni abbiamo chiesto a Erika Marullo di aiutarci a delineare, anche da un punto di vista storico, il processo che ha portato alla stigmatizzazione del disturbo mentale e il suo rapporto con la società.




Co-costruzione del disturbo mentale


È interessante indagare come la società interagisca e co-costruisca i disturbi mentali e come questi cambino durante le diverse fasi storiche. Benché le malattie della mente esistano da sempre, queste hanno assunto carattere di devianza solo nel Novecento con l’Età della Ragione, periodo in cui le persone che ne erano affette iniziarono a essere isolate dalla società e a essere segregate.


A fine Ottocento il disturbo predominante era l’isteria, malattia che affliggeva soprattutto le donne, e che fu oggetto di studi da parte dello psicoanalista Sigmund Freud. In quegli anni la sessualità femminile era repressa e, in particolare, le donne non potevano avere nessuna esperienza prima del matrimonio: fin da piccole erano considerate come un oggetto sessuale, ma senza poter sperimentare questo aspetto in prima persona. Freud teorizzò, quindi, che le cause dell’isteria erano in gran parte riconducibili a traumi di natura sessuale.


Nel corso delle due Guerre Mondiali la società cambiò profondamente, così come il ruolo della donna. Conseguentemente mutarono anche le malattie mentali e, proprio in questo periodo, nacquero i disturbi alimentari. A proposito di ciò, iniziò a diffondersi l’anoressia, e le donne in particolare, negavano e annullavano il corpo sessuato. Parallelamente i mass media iniziarono a valorizzare queste figure androgine, alimentando e causando a loro volta il disturbo.


Oggi la società – che affronta cambiamenti continui e repentini – è liquida e anche le malattie lo sono: come emerge dalla discussione, si può dire che le persone siano affette da disturbi misti, che si spostano lungo un continuum, rendendo così difficile anche il loro riconoscimento.


La psicoterapia come strumento di prevenzione (e non solo di cura)


Stefano Verza ci racconta che i modi oggi disponibili per supportare i disturbi mentali soffrono di una disparità tra ciò che la ricerca sarebbe in grado di offrire e le risorse che effettivamente sono disponibili, soprattutto per quanto riguarda il settore pubblico. Diversi sono i servizi offerti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN), anche se, purtroppo, spesso le risorse sono malposte – dice Verza – e vengono dimenticate le fasce di popolazione più a rischio, che maggiormente avrebbero bisogno del supporto pubblico.


Oggi si hanno molte più informazioni su come funziona la psiche umana, e questo crea una maggiore complessità, ma offre anche molte possibilità alla ricerca; tuttavia, manca una visione della psicologia come risorsa. Infatti questa, non è ancora riconosciuta come uno strumento di prevenzione, ma solo ‘di cura’ (anche se permangono preconcetti anche rispetto a questo).


Questo pregiudizio si rispecchia nella società e nelle scelte delle istituzioni: per esempio, non vengono allocate le medesime risorse per i servizi preposti alla cura delle malattie mentali rispetto a quelli dedicati alle malattie fisiche.


Un altro tipo di disparità in questo contesto è quella economica: la disuguaglianza nell’allocazione delle risorse, come è emerso durante il talk, affligge in particolar modo le fasce di popolazione soggette a maggiori rischi (minority stress); anche la ricerca stessa, ossia la forma di prevenzione primaria, spesso è bianca, maschile, patriarcale ed eterosessuale, quindi inevitabilmente non attenta alle esigenze delle fasce di popolazione di cui sopra.




Dalla terapia tradizionale ai servizi online: serve una regolamentazione


Raffaele Simone ci offre una panoramica dei servizi disponibili oggi e delle differenze tra questi. Il sistema attualmente in vigore è conseguente alla Legge Basaglia, entrata in vigore il 13 Maggio 1978, con la quale il Parlamento Italiano imponeva la chiusura dei manicomi e la regolamentazione del Trattamento Sanitario Obbligatorio – anche conosciuto come TSO – e dei servizi di igiene mentale pubblici. Oggi sul territorio sono presenti i Consultori, i Centri di Salute Mentale (CSM) e i Centri Territoriali di Supporto (CTS). Oltre agli studi, i servizi privati prevedono prestazioni a prezzi calmierati (in particolare le onlus e le associazioni offrono questo tipo di supporto agevolato).


Negli ultimi anni si sono molto diffusi anche i servizi online, come le piattaforme di psicologia digitali, che offrono prezzi molto competitivi e la possibilità di sostenere il colloquio psicologico ovunque ci si trovi (essendo erogati totalmente da remoto). Simone, pur riconoscendone le potenzialità, riflette su alcune criticità che caratterizzano questo tipo di servizi: in primis la tariffa che le piattaforme tengono per ogni seduta che fa sì che il compenso che lo psicologo riceva sia molto basso. I servizi online potrebbero essere una risorsa anche per il settore pubblico, se venissero integrati e utilizzati per integrare l’offerta del Sistema Sanitario Nazionale; tuttavia è necessario regolamentarli tramite una visione d’insieme - e prendendo in considerazione tutti gli aspetti connessi, sia pro, sia contro - tutelando lɜ psicologɜ che vi lavorano.


Cosa si può fare da domani?


Marullo, Verza e Simone sono d’accordo su come possiamo fare per contribuire alla destigmatizzazione della malattia mentale ed evitare che si perpetuano preconcetti poco fondati. In particolare, possiamo:

  • Parlare del disturbo mentale: non teniamolo nascosto. Ci sono ancora persone che non vogliono che si sappia che sono in terapia; occorre essere consapevoli che benessere e malessere sono subcontinui, e il disturbo mentale non è motivo di vergogna o di stigma.

  • Vedere l’altrɜ come una identità: partire dal presupposto che è indispensabile riconoscere allɜ altrɜ la dignità dei loro vissuti; non è necessario capire l’altrɜ per avere rispetto di quello che si sta provando. In questo modo, quando saremo noi a essere in difficoltà, sarà più facile riconoscere e rispettare il proprio malessere.

  • Informarsi su ciò che si sta provando in un determinato momento: cercare di interrogarsi senza aver paura di essere giudicatɜ.


Alice Astrella

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