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  • Immagine del redattoreG. Carloni

Il diritto di esistere ha il prezzo della visibilità

Vi è mai capitato di essere in mezzo a migliaia di persone e sentire di non essere vistз? Conosciamo la sensazione: è come se ci sentissimo l’unico essere umano, tra tante altre creature. Non ci si riconosce come simili con chi ci circonda. Eppure, non è così, no?


L’essere riconosciutə è un privilegio: non tutte le soggettività hanno le stesse possibilità non solo di essere viste e riconosciute come valide ma anche di potersi esprimere liberamente. Questa impossibilità è l’humus, terreno fertile, dell’invisibilità delle persone di genere non conforme. L’invisibilizzazione, in questo contesto, rientra in una dinamica protettiva della società, nella quale si silenzia chi non rispetta canoni di genere riconosciuti e culturalmente accettati.


Cosa significa essere invisibili?


Le persone di genere non conforme, con i loro corpi, non corrispondono alle rappresentazioni canoniche sociali. Vengono - per timore e a causa di una spinta omologante, normalizzante e cisnormativa - nascoste, inserite in raffigurazioni e descrizioni univoche. L’immaginario riguarda persone con caratteristiche di espressione di sé tipiche di uno dei due generi (indumenti, accessori e modalità di relazione) e non riconosce le soggettività che stanno oltre il binarismo, che non rientrano nelle scatole del femminile o maschile culturalmente definiti. Le narrazioni attuali e mainstream non curano, infatti, i vissuti personali e intimi: si mantiene un modello culturale di corpo e di espressione che raffigura il binarismo di genere e i due generi in un determinato modo e l’unico possibile.


In altre parole, le persone di genere non conforme, vivono - in ogni caso - una sorta di ri-inserimento in un box culturale, in base alle caratteristiche di genere (di nuovo culturalmente date) maggiormente riconducibili all’essere donna o uomo. Non c’è spazio per una risposta differente. Le persone vengono socializzate ed educate come uomini e come donne a partire dai caratteri sessuali primari e si dà per scontata la linearità tra i due elementi (sesso riconosciuto e genere assegnato alla nascita). Lo scostamento crea squilibrio e incertezza. L’esistenza di soggettività che vivono questo scollamento, produce controversie e discussioni.

Le persone cisgender che non si riappropriano della consapevolezza di avere dei privilegi, sentenziano sulle possibilità o meno, per le persone di genere non conforme, di poter esistere in modalità uniche e non identificabili, generando un immaginario sociale che racchiuda una rappresentazione inequivocabile e indiscutibile.


Come e perché le persone di genere non conforme sono invisibili?

Da una parte, l’immaginario che prevede l’esistenza di persone “categorizzabili” solamente come donne o come uomini, crea invisibilizzazione e, quindi, un’impossibilità di dichiararsi - di fare coming out - per coloro che non si ritrovano nei due generi. Se non esiste un immaginario e le parole disponibili non sono sufficienti, le soggettività sono destinate a nascondersi o a rappresentarsi per ciò che non sono. Questa invisibilizzazione crea un’impossibilità e una difficoltà crescente di uscire allo scoperto, di definirsi, di viversi e di sperimentarsi.


Dall’altra, l’invisibilizzazione scatena l’auto-protezione: le persone di genere non conforme sentono di doversi proteggere dalla costruzione culturale e dall’immaginario sociale, che non ne prevedono in pieno l’esistenza. Di conseguenza, le persone di genere non conforme vivono nascondendosi, mascherando un dolore interiore emergente, dirompente, permanente e distruttivo. Se le possibilità di sperimentare e di esperire la propria personalissima espressione dell’identità di genere diminuiscono, insieme vengono meno i diritti all’autodeterminazione.


Come essere visibili se questo può significare essere in pericolo?


Le soggettività non conformi non rispettano le regole sociali e creano fastidio e/o stupore.

La visibilità di chi non rientra nelle rappresentazioni riconoscibili e, in qualche modo, accettabili dalla società può creare avversione. Essere riconsciute come persone di genere non conforme, quindi, significa andare oltre i paletti culturali, creare alfabeti e grammatiche nuove. Può significare, quindi, doversi descrivere attraverso linguaggi inediti, non conosciuti e non sempre comprensibili. Raccontarsi diviene un atto politico di riconoscimento e di auto-affermazione.


La visibilità, allora, ha a che fare con la sensazione di incomprensione, di incredulità e di non accettazione che si percepisce e si legge negli occhi di chi incontra soggettività di genere non conforme. Ci vuole forza e desiderio per diventare corpo della messa in discussione della cultura dominante. Così, per molte persone, l’invisibilità e il vivere nell’ombra divengono le uniche strade possibili.


Questo significa sopravvivere all’interno di un contesto sociale negativo e insicuro. E combattere una lotta quotidiana di riconoscimento e di affermazione che può essere stancante, snervante, deludente e stracolma di incertezze e di sconfitte. Perdere questa lotta significa apparire ed essere visibili per ciò che non si è, rientrare in una delle sue scatole di genere. E si conquista, in qualche modo, la visibilità solamente quando si ha la possibilità di spiegare la propria presenza (alcune volte il proprio corpo). Il diritto di esistere ha il prezzo della visibilità.


In conclusione, lз attivistз alleatз hanno tra le mani il privilegio di allargare il campo delle possibilità e rendere sempre più capillare la conoscenza di un linguaggio che può apparire inedito e rivoluzionario, ma che riguarda la vita delle persone.

Essere quindi voce e corpo può supportare la rivendicazione quotidiana del diritto di esistere e del diritto alla felicità per tutte le soggettività di genere non conforme che, in modo intersezionale, non hanno privilegi e possibilità di autodeterminazione.


G. Carloni

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