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Immagine del redattoreFederica Biffi

In bianco e nero: fotografia della rappresentazione etnica nella cinematografia

"Ci sono più cose che ci uniscono, di quante ci separino.

Ma in tempo di crisi, i saggi costruiscono ponti

e gli stupidi costruiscono barriere."

Black Panther


Se è vero che recentemente il cinema americano ha voluto dar prova di inclusione lasciando spazio alle minoranze negli studi cinematografici, introducendo tematiche relative all'uguaglianza e premiando attorз nerз o di altre nazionalità sui palcoscenici di rilievo, è anche vero che il retaggio culturale di anni di rigurgiti razzisti difficilmente si può lasciare alle spalle senza scorgerne gli aspetti reconditi. È risaputo che Nascita di una nazione (1915) di Griffith, film spartiacque nella storia del cinema in cui per la prima volta la storia in sé ha una valenza - al contrario del cinema delle attrazioni -, tenta di giustificare storicamente il Ku Kux Klan e la segregazione razziale: diversз attorз nel ruolo di persone nere sono dei bianchз pitturatз. Il film ha avuto un forte impatto a livello narrativo e ha posto le basi della figura moderna del regista; lo stesso urto lo ha avuto sul piano politico, gettando le fondamenta di anni di discriminazioni.


Fotogramma di Nascita di una nazione (1915, David Wark Griffith)


L’urgenza di proiezioni egualitarie si faceva sentire ormai da un po’, specialmente dalle richieste da parte di minoranze afroamericane, ispaniche e asiatiche, che non si sentivano rappresentate sul grande schermo. Del resto, la vittoria di Parasite, film diretto da Bong Joon-ho, agli oscar del 2020 ha lasciato lз spettatorз tanto entusiastз quanto esterrefattз alla consegna della statuetta come miglior film - con l’aggiunta di altri tre premi - al regista sudcoreano (non era mai successo che non vincesse un film in lingua inglese, peraltro).


Nel 2015, il regista Spike Lee lamentava il fatto che le minoranze afroamericane non avessero grande spazio nelle produzioni cinematografiche; un anno dopo April Reign, attivista afroamericana, lancia l’hashtag #OscarsSoWhite, che diventa popolare per le critiche all’assenza di nomine di attorз, registз o lavoratorз nell’audiovisivo afroamericano. Ecco che si diffonde il fenomeno denominato “white washing”; con questo movimento vengono contestate le scelte di sempre dell’industria cinematografica di affidare ruoli di personaggз di diverse etnie ad attorз caucasicз, con il mero scopo di rendere le narrazioni “più fruibili” per il grande pubblico. Un esempio lampante deriva dalla disapprovazione diffusa dell’assegnazione a Scarlett Johansson del ruolo del personaggio giapponese Motoko Kusanagi nel film Ghost in the shell (1995), in cui i cyborg si impongono sugli esseri umani grazie ai loro impianti bionici.


April Reign, attivista afroamericana


Il 2018 è un anno che segna una (piccola) svolta nell’industria cinematografica americana: il film della Marvel Black Panther, che ripercorre la storia del celebre eroe T’Challa che difende il suo trono del Wakanda, fa capolino nelle sale, regalando aglз spettatorз l’ebrezza di un cast principalmente afroamericano e, a dir si voglia, ottenendo un grande successo (spoiler scena finale).


Nel 2020 esce La vita straordinaria di David Copperfield, con un cast che, di nuovo, lascia lǝ spettatorǝ tra lo sbigottimento e la meraviglia: il protagonista David Copperfield (bianco) è interpretato da Dev Patel (di origini indiane); inoltre, i genitorз non corrispondono, a livello fisico, ai tratti dei figlз (sempre per questioni di origini). Del resto, poco importa, se la scelta è cucita appositamente sull’idea tale per cui un* attorǝ deve essere sceltǝ in base a quanto si adatta al ruolo in questione. In concordanza con i toni esilaranti e grotteschi, il film è ben riuscito.


Cast di La vita straordinaria di David Copperfield (2019, Armando Iannucci)


Con la serie tv Hollywood, uscita sulla piattaforma Netflix nel 2020, le cose vanno un po’ diversamente: viene realizzata una fotografia di Hollywood della metà degli anni Quaranta piuttosto verosimile, tra bugie e corruzione dell’industria dell’epoca; tuttavia, vengono aggiunte tematiche LGBTQ+ e un cast dalla composizione variegata. Una scelta audace, se non fosse che, probabilmente, non basta creare un pastiche ‘inclusivo’ per rendersi conto che, in realtà, il problema permane.


Scena di Hollywood (2020, serie tv di Ryan Murphy e Ian Brennan)


A questo proposito, infatti, Joaquin Phoenix ai Bafta del 2020 tiene un discorso sulla rappresentazione e la diversità nel cinema, parlando di razzismo sistemico e di oppressione ed esplicitando gli evidenti problemi di inclusione che tuttora caratterizzano l’industria. In nessuna delle categorie erano nominatз professionistз dalla pelle nera. Nonostante le eccezioni, come Shonda Rimes, produttrice e regista di serie rinomate tra cui Grey’s Anatomy e How to get away with murder e altrз attorз culto dell’audiovisivo (uno su tuttз, Morgan Freeman) per i registз afroamericanз resta uno spazio di difficile accesso.


Si è parlato dell’America poiché in Italia il consumo di massa è decisamente di derivazione statunitense e non si può prescindere da esso; ne deriva che, anche per le (ridotte) produzioni italiane, l’influenza americana è preponderante. Il pubblico italiano è genericamente attratto dagli stereotipi e l’audiovisivo italiano va incontro, sovente, alle esigenze deglз spettatorз. Le persone nere sono spesso immobilizzatз nella loro esteriorità, interpretando ruoli frutto della procedura del typecasting: ingaggiatз, quindi, non tanto per le loro capacità, quanto per la loro fisionomia e l’appartenenza a un determinato gruppo sociale o etnico.


Nel film Una bella governante di colore di Luigi Russo (1976) la governante è appunto una persona nera: una scelta evidentemente derivante da un luogo comune non di difficile rappresentazione. Gli attorз nerз o di origini non caucasiche, d’altronde, nel cinema italiano, sono statз spesso relegatз a ruoli preconfezionati - presentз in gran parte nelle fiction televisive- quali ‘il migrante’, ‘il criminale’, ‘la prostituta’ (e non solo). Non per niente, il famoso film Via col vento (1939) di Victor Fleming nel 2020 è stato rimosso dal catalogo HBO MAX a seguito delle vicende di George Floyd, sebbene le critiche sulla discriminazione rappresentata erano sorte da tempo; infatti, nella pellicola le persone afroamericane vengono ritratte esclusivamente in atteggiamenti servili.


Scena di Via col vento (1939, Victor Fleming)


All’opposto, è raro che le le stesse persone rivestano ruoli di protagonisti. Nel (bellissimo) film La meglio gioventù (2003), che racconta le vicissitudini di una famiglia dagli anni Sessanta all’attualità dell’epoca (37 anni di storia in sette ore circa), Giovanni Martorana, una persona dalla pelle scura, interpreta una persona nord africana. Nonostante l’epopea suggestiva e una narrazione inaudita, ci troviamo di fronte a una caduta di stile derivante da una povertà intellettuale: gli stereotipi sono il risultato di anni chiusura mentale, insiti e strutturali nella forma mentis; ricadono quindi su scelte che, a ben vedere, paiono surreali e portano a fraintendimenti e paure dell’altro ma, soprattutto, del diverso.


A conti fatti, è bene non dimenticare che la conquista dell’uguaglianza e delle pari opportunità delle persone afroamericane (e di chiunque altrǝ si senta discriminatǝ) passa anche mediante la rappresentazione su schermo.


Federica Biffi

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