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  • Immagine del redattoreFederica Biffi

Non conformità di genere: rappresentazione nella serialità e sullo schermo

Qualche tempo fa l’attore britannico Eddie Redmayne ha dichiarato che accettare il ruolo da protagonista nel film The Danish Girl (2015), la pellicola diretta da Tom Hooper e adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore David Ebershoff, è stato un errore. Il racconto è liberamente ispirato alle vite delle pittrici danesi Lili Elbe e Gerda Wegener, in cui Redmayne si cala nei panni di Elbe: una delle prime persone al mondo a subire un intervento di affermazione di genere. L’attore ha dichiarato, in occasione di un’intervista rilasciata al giornale The Times, che “non toccava a lui” calarsi nelle vesti di Elbe e ha aggiunto: “Ho interpretato quel ruolo con le migliori intenzioni, ma accettarlo fu un errore [...] Nel cinema ci vuole più uguaglianza, altrimenti continueremo a discutere sempre di questi argomenti”.


Lili Elbe è stata storicamente una delle prime persone riconosciute come transgender. Per questo motivo, probabilmente sarebbe stato più ‘veritiero’ e ‘adeguato’ scegliere una persona con la medesima esperienza, con l’obiettivo di far combaciare interprete e ruolo in una situazione tanto delicata quanto, a ogni modo, priva di qualunque problema etico. Sebbene l’identità percepita dovrebbe - auspicabilmente - essere normalizzata a tal punto da non doverne neanche parlare, in contesti sociali piuttosto tradizionalisti è opportuno invece soffermarsi anche su meccanismi simili proprio perché, in questo caso, la narrazione è incentrata sulla tematica dell’affermazione di genere.

Al di là delle scelte di ruolo, è da riconoscere che il film - o forse la storia - ha commosso notevolmente il pubblico; si tratta della narrazione della vita di una persona che cerca di ritrovare se stessa nonostante i pregiudizi del tempo, e di un amore, quello di Gerda, che non muta durante la vita della protagonista.

Altrз attorз cisgender (ovvero che si identificano col genere assegnato alla nascita) di film e serie sono stati criticati per aver accettato ruoli di personaggi trans*, come il caso di Jeffrey Tambor nei panni di Maura nella serie tv Transparent (2014) - nonostante il Golden Globe come miglior attore - o Scarlett Johannson, che ha rinunciato al ruolo di persona transgender nel film Rub & Tug (2019).

Emerge una nuova sensibilità che, da ormai un po’ di tempo - lentamente - si sta facendo strada: lo si evince anche, per esempio, dalla decisione del Festival del cinema di Berlino del 2020 di modificare il sistema di premiazione per accogliere una neutralità di genere poco riconosciuta prima: ha cambiato, infatti, i premi di “miglior attore” e “migliore attrice”, che sono stati sostituiti da due singoli, quali la migliore interpretazione protagonista e la migliore interpretazione non protagonista, tramite un linguaggio neutro. A luglio 2021, inoltre, Michaela Antonia Jaé Rodriguez, meglio conosciuta con le iniziali MJ, è entrata nella storia come prima persona transgender a ricevere una candidatura per i principali premi televisivi statunitensi: Rodriguez deve la sua nomination - e la sua notorietà - al personaggio che interpreta nella serie televisiva Pose (2021): Blanca Evangelista.


I miei pronomi sono they, theirs and them


Nonostante le innumerevoli riluttanze e reticenze, è vero anche che nella storia della rappresentazione cinematografica e nella serialità sono diversi gli esempi di personaggi con un’identità non relegata al binarismo di genere. Un esempio su tutti, probabilmente il più interessante e significativo, è quello di Asia Kate Dillon nei panni di Taylor nella serie tv Billions (2016): si è raggiunto qui un importante traguardo, perché interprete e personaggio hanno la stessa identità di genere. Taylor, dipendente di un imprenditore spietato, adotta un look non conforme: testa rasata, niente trucco e abbigliamento neutro. “Sono Taylor; i miei pronomi sono they, theirs and them”, dice nella scena più iconica della serie.


Un altro personaggio interessante è quello di Lommie, della serie horror sci-fi Nightflyers (2018) ispirata a un racconto lungo dello scrittore statunitense George RR Martin e incentrata sull’equipaggio di un’astronave ambientato nell’anno 2093. Espertǝ di sistemi informatici, è un “cyborg genderfluid" (come puntualizzato dalla scheda personale ufficiale diffusa dal canale Syfy). Lommie ha circa vent'anni, un impianto nel braccio per connettere il proprio cervello con l’interfaccia della nave e un passato di abusi nella setta di ispirazione Amish dove è cresciutǝ. Un aspetto androgino, pallido, esile, rende la sua apparenza quasi ultraterrena. Nello show è un àncora di salvezza e lo status del suo genere - ovviamente - non è argomento di discussione.


La webserie di YouTube Carmilla (2014), ispirata al racconto horror omonimo di Sheridan LeFanu incentrato sulla donna vampiro più famosa delle letteratura gotica e ambientata ai giorni nostri in un’università, annovera tra i suoi personaggi La Fontaine (l’interprete è K. Alexander). Amante della biologia, non si identifica con un genere binario. Nessuna delle stranezze soprannaturali legate ai vampiri la stupisce, personaggio cinico, si urta facilmente e non ama le manifestazioni di affetto; da non dimenticare: rigetta qualsiasi riferimento alla sua persona con pronomi e aggettivi all’interno del binarismo di genere, prediligendo il “they” rivolto a se stessǝ (spoiler puntata 26).


Questi sono alcuni esempi, di certo non esaustivi. Una vasta letteratura comprende personaggз che non si identificano nel genere assegnato alla nascita, ma non solo: sono diversз lз attorз trans* di fama, come Laverne Cox, principalmente conosciuta per il suo ruolo nella serie televisiva Orange Is the New Black (2013), dove interpreta la carcerata Sophia Burset. Grazie a quel ruolo, tra l’altro, è entrata nella storia come la prima persona trans* a essere candidata per un premio Emmy in un ruolo d'attrice. Nel 2015 ha inoltre ricevuto la statua di cera al museo Madame Tussaud.


Indya Moore è unǝ attorǝ nonbinary divenutǝ famosǝ interpretando Angel nella serie tv Pose. Dominique Jackson, invece, è un’attrice trans famosa per avere interpretato Elektra Abundance nella stessa serie tv. Jamie Clayton è un’attrice trans celebre per il suo ruolo nei panni di Nomi Marks nella serie tv Sense8 (2015) e della serie The L World: Generation Q (2019). In quest’ultima torna un personaggio importante per la rapresentazione trans* sullo schermo: Max Sweeney, interpretato da Daniel Sea. Max, un programmatore di computer transgender, compare nella serie originale di The L Word spesso presentato come l’antitesi dei personaggi principali (persino vittima di bullismo da parte loro) e ridotto a una caricatura delle insidie ​​della mascolinità e degli stereotipi relativi alla vita trans e genderqueer. Sea è tornato a dare vita a questo personaggio nel reboot della serie tv, per riparare a questa narrazione scorretta, portando sullo schermo un Max ora cresciuto e felice: una bellissima rarità per quanto riguarda la rappresentazione di persone trans* sullo schermo.


Federica Biffi

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