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Immagine del redattoreFabri Arbulù Villanueva

Non riconoscersi in una società eteronormata: le conseguenze sulle persone non binarie

Premessa: le persone che si identificano nell’identità non binaria sono coloro che non si riconoscono - o non soltanto - nei due poli di genere comuni: l’uomo e la donna. Comprendono, per esempio, persone agender (che non si riconoscono in nessun genere) o genderfluid (che hanno i generi ‘fluttuanti’), demiboy (che si identificano solo parzialmente nel genere maschile), demigirl (che si identificano parzialmente solo nel genere femminile).


L’eteronormatività è una convinzione sociale e si esplicita in una serie di meccanismi che hanno lo scopo di identificare come ‘normali’ comportamenti e aspettative sociali; questi atteggiamenti provengono dall’assunzione che l’eterosessualità sia l’unico orientamento valido e legittimo.


Si lega ad altre problematiche, tra cui:

  • Il binarismo di genere, ovvero il riconoscimento di due orientamenti, legati indissolubilmente al sesso biologico, a cui vengono attribuiti ruoli ed espressioni specifici. Di conseguenza, le persone intersex e le identità non binarie restano escluse.

  • La monormatività, vale a dire l’idea che la monogamia sia l’unica forma relazionale valida. Qui, la possibilità dell’esistenza del poliamore – una relazione consensuale caratterizzata dal fatto che una persona può avere contemporaneamente più rapporti ‘romantici’ – è esclusa.

In una società eteronormata, essere una persona non binary significa trovarsi quotidianamente in un campo di battaglia: vivere discriminazioni in qualsiasi ambito sociale, che possono trasformarsi in violenza non solo fisica, ma anche psicologica. In questo contesto, il binarismo di genere, i pronomi non corrispondenti, il misgendering (l’atto di rivolgersi a una persona utilizzando un pronome con cui non si identifica), i bagni divisi per genere, essere chiamatə con il deadname (il nome di una persona prima del cambio di identità), i documenti non rettificati, lo Stato che non riconosce le esistenze e la comune credenza che essere non binary sia una ‘moda’, sono tutti elementi che possono compromettere la salute mentale delle persone che non si identificano nel genere binario.


La situazione si complica, peraltro, per una persona non binaria appartenente a una minoranza etnica perché, indipendentemente dalla discriminazione che può subire, l’elemento del razzismo peggiora inevitabilmente le circostanze. Infatti, una persona non binary che appartiene a una minoranza etnica, in molti casi, subisce l’eteronormatività sia della famiglia d’origine sia del Paese dove è natə e cresciutə.


Inoltre, l’eteronormatività, in molti casi, può spingere una persona non binaria a commettere atti estremi, come, per esempio, il suicidio: sfidando l’ordine binario del mondo, le persone non binary spesso vedono compromessa la loro autostima e integrità (sia fisica sia emotiva). Riconoscere nomi e pronomi con cui qualcunə si sente a proprio agio, pertanto, legittima le personalità e, in questo modo, consente alle persone di riconoscersi e sentirsi meglio con se stessз.


Per decostruire l’eteronormatività, è necessario innanzitutto ascoltare le minoranze coinvolte, intercettando le discriminazioni che subiscono; bisogna rendersi conto che non è vero che siamo tuttз uguali in questa società. Per informarsi, si può anche ricorrere ai social seguendo attivistз; in alternativa, consultare libri divulgativi sul tema.


È fondamentale anche questo: quando si vuole parlare di eteronormatività, bisogna sempre coinvolgere le persone discriminate; questo aiuta molto a farci capire come la società penalizza le minoranze a notare aspetti che molte persone privilegiate, per esempio bianche ed eterosessuali, non considerano. In fin dei conti, sarebbe utile comprendere come utilizzare al meglio il proprio privilegio.


Fabri Arbulù Villanueva

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